giovedì 14 aprile 2011

ECO - Banca Mondiale: +44 mln di poveri a causa impennata prezzi alimentari

Roma, 14 apr (Il Velino) - L’aumento dei prezzi alimentari, dovuto in parte ai costi elevati del carburante, stanno spingendo le persone sempre più nella povertà. Dal giugno scorso 44 milioni di persone sono finite nella povertà a causa dell’impennata dei prezzi. È quanto emerge dall’ultimo report della Banca Mondiale, secondo cui i disordini in Medio Oriente e in Nord Africa hanno contribuito all’incremento della bolletta energetica e, conseguentemente, al +36 per cento registrato dai beni alimentari in un anno. “Sempre più persone stanno soffrendo la povertà e sempre più persone potrebbero diventare povere a causa di prezzi alimentari elevati e volatili”, ha detto il presidente della Banca Mondiale Robert B. Zoellick, durante una conferenza stampa. “Dobbiamo proteggere i poveri e i vulnerabili, che usano la maggior parte dei loro soldi per mangiare”. Secondo l’ultima edizione del “Food Price Watch”, un ulteriore aumento dei prezzi mondiali potrebbe portare altre 10 milioni di persone sotto la soglia - 1,25 dollari – di povertà estrema. Un rialzo dei prezzi del 30 per cento potrebbe inoltre portare a 34 milioni di nuovi poveri. La Banca Mondiale stima che vi siano circa 1,2 miliardi di persone che vivono al di sotto della soglia di povertà di 1,25 dollari al giorno.

Nel dettaglio, l’indice dei prezzi alimentari elaborato dalla Banca Mondiale è salito del 36 per cento rispetto all’anno precedente e rimane vicino al suo picco del 2008. Gli aumenti chiave riguardano il granturco (74 per cento), grano (69 per cento), semi di soia (36 per cento) e zucchero (21 per cento); i prezzi del riso sono invece rimasti stabili. In molti paesi, i prezzi di verdura, carne, frutta e olio da cucina hanno continuato ad aumentare, con conseguenze potenzialmente negative sull’alimentazione per i poveri. I prezzi alimentari, si legge nel report, sono saliti alle stelle a causa di eventi meteorologici nei principali paesi esportatori, delle restrizioni alle esportazioni, dell’uso sempre maggiore della produzione di biocarburanti e delle esigue scorte mondiali. L’impennata dei prezzi alimentari è legato anche all’aumento dei prezzi dei carburanti: il greggio è cresciuto del 21 per cento nel primo trimestre del 2011 a seguito dei disordini in Medio Oriente e Nord Africa. Secondo il “Food Price Watch”, i paesi più poveri hanno registrato tassi di inflazione alimentare maggiori rispetto alle economie con redditi più elevati. Nella Repubblica del Kirghizistan, per esempio, dove il 10 per cento più povero della popolazione spende il 73 per cento del budget per il cibo, l'inflazione dei prezzi alimentari nel 2010 è stata del 27 per cento. Come risultato, il numero di persone che vivono sotto la soglia di povertà potrebbe aumentare di 11 punti percentuali.

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